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2015, 16 Aprile:
Incontro parrocchiale con l'associazione "Tante mani per . . . "
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- 2009, 6 Giugno:
Pellegrinaggio a Roma, testimonianza di uno dei partecipanti e
organizzatori.
Sulle orme di San Paolo…
Il giorno 6 del
mese di giugno, nel solco tracciato dal santo Pontefice per la ricorrenza
dei duemila anni della nascita di S. Paolo , un gruppo di fedeli della
parrocchia di S. Pietro si è recato in pellegrinaggio a Roma e lì nella
basilica maggiore di S. Paolo fuori le mura, ha ripercorso un tratto
dell’itinerario Paolino.
All’ingresso , subito dopo il grandioso quadriportico, ove al centro
troneggia una colossale statua di S. Paolo, la facciata principale della
basilica, decorata con preziosi mosaici, ci mostra sopra il portale , a
ricordarci la parola di Dio, i quattro profeti maggiori , ISAIA, GEREMIA,
EZECHIELE e DANIELE. Forte l’impatto emotivo : il Signore comincia a parlare
al tuo cuore. Lo scenario ci avvolge, ci coinvolge, ci travolge. Il tuo
sguardo si distende sul bello. Stai muto per lo stupore di ciò che si
presenta al tuo sguardo : la maestosità delle opere e la loro bellezza.
Entri
nella basilica e ti inginocchi; poi cominci a pregare; mediti; poi ti
conduci lungo la navata centrale verso l’altare. Cerchi CRISTO NOSTRO
SIGNORE. Intanto il tuo sguardo vaga sulle opere , sulla fila dei medaglioni
raffiguranti i papi , ecc. . E’ una sequenza ininterrotta del bello e del
sublime, frutto dell’opera dell’uomo ad onore e gloria di Dio. Arrivi
all’altare, ai cui lati giganteggiano due statue : capisci subito che sono
quelle di PIETRO e PAOLO. Noi questa volta siamo venuti per PAOLO. Pensi
subito a Lui, l’apostolo delle genti, alla forza del suo pensiero religioso,
alla sua fortissima fede. Vai agli scritti, le lettere di S. Paolo ed alla
loro forza prorompente con la quale, come un fiume in piena rompe gli argini
e straripa, così essa penetra anche nei cuori più duri e irrompe nello
spirito e conquista , rimane per sempre.
Quel che
mi viene di più immediato , qui nella basilica, sono le parole dell’apostolo
Paolo che in un passo della 2^ lettera ai Corinzi, dice fratelli di farsi
possedere dall’amore di Cristo, perché se siamo tutt’uno con Lui, diventiamo
delle creature nuove; “le cose vecchie son passate; ecco ne sono nate delle
nuove”. Ti viene da invocare : Mio Dio fa che abbia la stessa fede di S.
Paolo.
Il
gruppo partecipa alla liturgia eucaristica; dopo si ascolta una guida che
parla della basilica e di S. PAOLO, fino a quando , all’una circa, ci si
mette in fila per visitare la tomba del Santo. Tutti insieme ci ritroviamo
all’uscita; stupore sui volti, gioia nei cuori per l’Eucarestia.
Le sacre spoglie
del Santo hanno evocato, evidentemente , in noi un forte spirito di fede. La
piccola comunità pellegrina è contenta : gesti di comunione fraterna,
amicizia, segni di affetto, condivisione della mensa.
Altra
tappa nel primo pomeriggio al sito di S. Paolo alle TRE FONTANE. Lungo la
via Laurentina, in località detta “ Ad Aquas Salvias “ si è identificato,
secondo la tradizione, il luogo della decapitazione, ove un triplice
rimbalzo della testa del Santo sul terreno fece scaturire tre sorgenti, ove
ora sorgono tre Chiese nell’ambito dell’abbazia trappista appunto denominata
delle TRE FONTANE. Visita al santo luogo; comunità in silenzio, preghiera e
atteggiamenti contemplativi. Qui si sente ancora più forte la presenza di S.
Paolo. Egli , nel percorso dei ricordi qui custoditi, tra cui la serenità
con cui affrontò il martirio della decapitazione, ci conduce ad un viaggio
dentro la nostra anima ed in questa introspezione puoi incontrare l’amore di
Dio . Grazie a S. Paolo. Grazie a Dio.
Si
rientra, ma tutti possiamo dire che torniamo alle nostre case riempiti di
spiritualità. Abbiamo fatto comunione tra noi e sugli itinerari Paolini
abbiamo sentito la presenza di Nostro Signore Gesù Cristo.
Raffaele De
Filippo
- Agosto 2008.
Esperienza missionaria ad gentes: destinazione Romania.
La missione in una
terra straniera, fino a qualche anno fa martoriata dal regime comunista ed
oggi in lenta ripresa come la Romania, si copre di un valore ancora più alto
quando a guidarti è la mano del Signore e la fede nella Sua onnipotenza. Per
noi è stato così, un’esperienza forte che ci ha fatto battere il cuore e ci
ha portato a quando eravamo bambini, quando anche nella nostra bella Italia
tutto era ridotto all’essenziale e nulla era dato per scontato.
Siamo stati
ospitati nel convento dei frati francescani di Oneşti, qui abbiamo trovato
ospitalità e una guida che ci ha messo in contatto con l’orfanotrofio di
Stato, che accoglie ed accudisce bambini e ragazzi, alcuni con gravi
problemi fisici o psichici.
Dopo il primo
incontro con questi bambini, abbiamo deciso di donarci a loro. Ottenuto il
consenso della direttrice dell’orfanotrofio (consenso che ci è stato dato a
condizione che non si scattassero foto e che le visite non durassero più di
due ore al giorno), abbiamo cercato di coinvolgere i ragazzi con
filastrocche della nostra terra e con giochi. I loro occhi brillavano di
gioia per le nostre visite e anche noi eravamo felici di stare lì con loro,
consapevoli dell’amore di Gesù e del Suo insegnamento: “…ogni cosa che avete
fatto al più piccolo dei vostri fratelli, l’avete fatto a me”.
Le difficoltà
linguistiche non sono state un problema grave, sono state superate con il
linguaggio degli occhi, del sorriso e del cuore, quello che non conosce
nazionalità.
Vivere la loro
quotidianità, ci ha fatto toccare con mano tanto dolore e tanta impotenza,
di fronte, sia alle condizioni di salute, che a quelle in cui devono vivere
quei bambini orfani. Con tanta amarezza, parliamo, infatti, delle strutture
fatiscenti dell’edificio che ospita l’orfanotrofio, una struttura statale
pubblica che viene di gran lunga sorpassata in efficienza dalla struttura
privata, funzionale e moderna gestita dai religiosi cattolici. Quest’ultima
è stata realizzata, dai religiosi con le offerte derivanti da opere
missionarie provenienti soprattutto dall’Italia settentrionale. Ciò dimostra
il sincero e disinteressato impegno dei missionari e respingono, con forza,
le critiche e lo scetticismo di coloro che non avendo certezze, non si danno
e non fanno donazioni. Analizzando per un momento, la realtà religiosa
rumena, essa si presenta piuttosto complessa; infatti, è rappresentata per
l’80% da ortodossi e per il 20% da cattolici. Ancora più complessa, però, è
la realtà del quotidiano che, spesso, si allontana dai valori del Vangelo.
Largamente diffuso è l’aborto, l’abbandono dei minori e l’alcolismo. Il
centro francescano ad Oneşti, adiacente al centro di spiritualità ecumenica
guidata dall’ azione pastorale di Padre Mario, ospita nostri fratelli che,
per pagarsi le cure mediche o le protesi, realizzano piccoli lavori
artigianali (Croci, immagini sacre…) Ci siamo chiesti: “Come aiutarli ?” Da
questa domanda, è nato l’impegno di vendere i loro manufatti nella nostra
Comunità parrocchiale con lo scopo di condividere il loro dolore ed essere
spiritualmente uniti nel cercare di alleviare le loro sofferenze.
Ho raccontato ciò
che il gruppo ha vissuto durante questa missione ora, vorrei dare ancora una
piccola testimonianza di ciò che in prima persona ho vissuto e sentito in
quei pochi giorni…
Al “centro di
spiritualità ecumenica” ho vissuto un’esperienza straordinaria che ha
rafforzato la mia fede nel Signore nostro Dio, con la consapevolezza che Lui
è il cardine della mia esistenza. In quella terra lontana, al momento della
mensa Eucaristica ho percepito con forza l’unità del popolo di Dio, che nel
suo nome non conosce razza. Da questa mia esperienza spirituale, si
concretizza un impegno crescente per le missioni umanitarie e la devozione
alla recita del Santo Rosario.
Infine, voglio
ringraziare chi mi ha permesso di vivere questi momenti di Spiritualità
Vera, chi li ha vissuti con me, e il Signore, che agisce continuamente nei
nostri cuori per il bene di tutti.
Enza.
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Agosto 2008
Due nostri fratelli del Cammino
Neocatecumenale quest’anno sono andati in
missione in Albania con i Padri Rogazionisti per
tutto il mese di
agosto.
Riportiamo qui una breve testimonianza:
“Sono partito dal bel paese stanco del quotidiano e sempre
alla ricerca del trascendentale. Ho
riscoperto, con questa
esperienza
missionaria, anche se in parte, quei valori
giusti ed essenziali che stiamo dimenticando,
ricevendo tantissimo
in
termini di gesti d'affetto, sorrisi, ospitalità
e quant'altro per quel poco che ognuno di noi ha
potuto dare."
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Agosto 2007
Missione in Eritrea.
“ Mi chiamo Giuseppina, frequento il
gruppo del Rinnovamento nello Spirito Santo e
quando, l’anno scorso, il parroco mi
propose di frequentare un corso per la missione
in Africa organizzata dalla Diocesi, accettai
senza molto entusiasmo, né vera intenzione a
partire e mi ritrovai a partire con qualche
remora, ma ora posso dire che quella esperienza
mi ha in qualche modo cambiato
la vita. Ho vissuto una nuova realtà
che non immaginavo, a contatto con la povertà
più assoluta. Sono partita con l’intenzione di
dare qualcosa , ma sono tornata con la
convinzione di aver ricevuto molto.
Sarò sempre riconoscente al mio parroco per
avermi invogliata a partire .
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