Don
Janez Oberstar è il Rettore del nuovo Seminario Redemptoris Mater
recentemente istituito a Trieste.
I Seminari Redemptoris
Mater sono seminari diocesani che svolgono un'opera missionaria per il
bene di tutta la Chiesa universale. Questo risponde alle prospettive
indicate profeticamente dal Concilio Vaticano II che, vedendo le
immediate necessità, invitò ad aprire seminari internazionali in cui
sarebbero preparati presbiteri disposti ad andare dovunque, nei luoghi
dove mancano sacerdoti. In questo modo tali diocesi ricevono in sé
"l'obbligo di ravvivare le vocazioni missionarie tra i giovani, così
come quello di animare i candidati al presbiterato a prendere coscienza
della loro dimensione universale (…)". (Nota della Congregazione per
l'Educazione Cattolica riferito al Seminario "Redemptoris Mater" di Roma).
Don Oberstar avrà una primaria responsabilità nella formazione dei
seminaristi.
Don Janez,
quanti sono e da dove provengono i seminaristi?
Il Seminario diocesano missionario internazionale per la Nuova
Evangelizzazione è composto da 8 seminaristi. Tre di Trieste, due dalla
Polonia, uno spagnolo, un croato e uno sloveno.
Quali sono le
specifiche linee formative di un Seminario Redemptoris Mater rispetto ad
altre esperienze di formazione di nuovi sacerdoti?
La principale specificità è che ognuno dei seminaristi è inserito in una
comunità neocatecumenale, dove continuano a “crescere” nella fede.
L’esperienza di evangelizzazione di tanti anni ci ha insegnato a non
presupporre la fede matura dei candidati quando iniziano il loro
percorso formativo. In passato è stato così, perché la maggior parte dei
candidati proveniva da famiglie e da un ambiente cristiano.
Oggi a causa della secolarizzazione la situazione è totalmente cambiata,
anzi questa realtà si è quasi del tutto invertita. Dobbiamo avere
inoltre fisse nel cuore le parole di S. Agostino che dice: «Con voi io
sono cristiano e per voi io sono Vescovo». Può succedere che uno diventi
anche presbitero per gli altri, ma bisogna vedere se è anche come i
fedeli un cristiano “adulto” nella fede. Molte difficoltà odierne del
clero ci mostrano la drammatica realtà di questa mia constatazione.
La seconda caratteristica è che nei seminari Redemptoris Mater si
educano sacerdoti con spirito missionario. Di solito i nuovi presbiteri
vengono incardinati nella diocesi di appartenenza del seminario, ma
mantengono la disponibilità per andare in missione in ogni parte del
mondo. A questo fine la formazione dei nostri seminaristi prevede la
vita in seminario, il tempo dello studio della filosofia e della
teologia, ed è completata da un tempo — di solito un paio d’anni — di
missione fuori dal seminario, che spesso si svolge all’estero rispetto
alla locazione dello stesso.
Inoltre in questi seminari si formano presbiteri per la Nuova
Evangelizzazione. La formazione e il Cammino Neocatecumenale permettono
ai candidati di conoscere nuovi modelli di “annuncio del Vangelo”, che
sappiano andare oltre e completare la pastorale sacramentale di
“mantenimento”. Oggi non è più sufficiente attendere che i fedeli
vengano alla Chiesa per cercare un servizio religioso. Questo tipo di
formazione tende a preparare sacerdoti che abbiano nel cuore un
particolare amore per la “pecora smarrita” e coloro che magari non sono
mai stati legati alla Chiesa.
Ci può
spiegare come si svolgerà la vita quotidiana per questi nostri
seminaristi?
È consuetudine che ogni nuovo seminario Redemptoris Mater inizi la
propria esperienza formativa con un tempo di vita nelle famiglie. I
seminaristi il primo anno e forse anche di più, vivono “a due a due”
nelle famiglie. Le famiglie si occupano di tutti i loro bisogni
quotidiani ad esempio il mangiare e l’accoglienza. Le famiglie che
accolgono i candidati sono anche loro fratelli del Cammino. Questo è un
dono speciale per i seminaristi, per le famiglie e in modo particolare
per i figli delle famiglie ospitanti. Inoltre seguono i loro studi nel
seminario Redemptoris Mater di Pola.
Ogni mercoledì e sabato tornano da Pola per seguire il Cammino nella
loro comunità di Trieste, dove sono stati inseriti appena entrati in
seminario. Inoltre tutti i candidati mantengono un rapporto con la loro
comunità neocatecumenale “di origine”, cioè della loro città di
provenienza. Ogni giorno pregano insieme l’ufficio, il rosario e
partecipano alla santa messa nella parrocchia di appartenenza, a seconda
di dove abitano. In futuro quando avremo un edificio nostro, la vita
quotidiana cambierà. Si inizierà ogni giorno con la preghiera mattutina:
lodi, una predicazione dei formatori e la preghiera silenziosa
personale. L’ora media prima di pranzo e alla sera l’Eucaristia. Una
volta alla settimana si scruta la Sacra Scrittura per due ore. Ogni
domenica sera chiudiamo il giorno del Signore con l’adorazione e la
benedizione eucaristica.
Lei avrà la
principale responsabilità formativa di questi giovani: chi è oggi il
sacerdote?
Ogni sacerdote è un dono di Dio. Oggi la Chiesa, e in “prima linea” il
clero, si trova di fronte a nuove sfide. Per questo motivo abbiamo
bisogno di formare sacerdoti capaci di comprendere e affrontare tali
situazioni. In tutta la storia della Chiesa il rinnovamento è giunto
sempre grazie alla rigenerazione spirituale del clero. Sono convinto che
anche in questo nostro tempo sarà lo stesso. Il sacerdote è chiamato ad
essere il capo di un corpo “vivo” secondo le intuizioni del Concilio
Vaticano II. Mi rendo sempre più conto inoltre che in mezzo ad una
società molto “aggressiva” e contraria alla vita cristiana, il sacerdote
rischia di rimanere solo e indifeso.
Per questo motivo penso che il dono più grande per un presbitero sia
sentirsi parte di una comunità concreta di fratelli, dove anche lui può
“crescere” nella fede ed essere aiutato e sostenuto. Anche io sono grato
a Dio che nel mio compito di formatore non sono mai solo e in aggiunta
al continuo sostegno del Vescovo e del clero della diocesi, sono
costantemente assistito dall’equipe dei catechisti responsabili per il
Cammino a Trieste, che sono anche giuridicamente membri del consiglio
pastorale del seminario. Anche questa è una caratterista specifica dei
seminari Redemptoris Mater.
Il Vescovo di
Trieste ha firmato il decreto di istituzione del nuovo Seminario
“Diocesano Missionario Internazionale” a Gerusalemme, nel Cenacolo: come
mai?
Prima di rispondere alla sua domanda devo fare una precisazione. Sento
dire che il Vescovo avrebbe istituito un “Seminario neocatecumenale”.
Egli in realtà ha istituito un “Seminario Diocesano Missionario
Internazionale”, anche se guidato da formatori provenienti dal Cammino e
nominati dal Vescovo della Diocesi, e composto da seminaristi del
Cammino i quali, oltre che vivere la vita normale di seminario,
continuano il loro Cammino neocatecumenale inserendosi, a due a due, in
una delle Comunità presenti in Diocesi.
Il Vescovo ha eretto il Seminario Redemptoris Mater l’1 gennaio 2011,
solennità di Maria Santissima Madre di Dio, ma ne ha firmato il decreto
a Gerusalemme, precisamente nel Cenacolo perché, vista la grazia di
poter celebrare nel luogo in cui Cristo ha istituito l’Eucaristia, il
sacerdozio e lo Spirito Santo è disceso sulla Chiesa raccolta con Maria,
il gesto assumesse un valore profetico e altamente significativo e il
seminario potesse nascere sotto i migliori auspici del Cielo.
Perché il
Cammino neocatecumenale ha propri Seminari?
Ferma restando la precisazione di cui sopra, gli iniziatori del Cammino
Neocatecumenale, incoraggiati da papa Giovanni Paolo II, hanno dato vita
al primo seminario “Redemptoris Mater” a Roma (e poi a tutti gli altri),
essenzialmente per rispondere all’urgenza della Nuova Evangelizzazione.
Per una Nuova Evangelizzazione sono necessari preti nuovi, cioè formati
in un modo nuovo, disposti ad andare dovunque il Vescovo ritenga
necessario ed opportuno.
I presbiteri che escono da questi seminari, infatti, sono disposti, per
vocazione, ad andare in qualsiasi parte del mondo a portare Cristo, lì
dove il Vescovo diocesano ritiene mandarli, rispondendo anche alle
istanze di altri vescovi. In questo modo si realizza quanto è auspicato
dalla Sacra Congregazione del Clero nel documento: “Per una migliore
distribuzione del clero nel mondo” (1980) dove, al n. 4, si dice: «Il
Vescovo … deve incoraggiare le vocazioni dei giovani per le missioni,
come pure indirizzare l’attenzione dei candidati al sacerdozio alla
dimensione universale della loro missione, e quindi alla loro
disponibilità a servire anche fuori diocesi».
Che rapporto
ci sarà tra il Seminario di Trieste e quello di Pola?
Attualmente il rapporto con il seminario “Redemptoris Mater” di Pola è
molto stretto in quanto i nostri seminaristi, essendo pochi (8) e
soprattutto non avendo ancora un edificio dove vivere (vivono infatti a
due a due nelle famiglie di neocatecumeni che si sono rese disponibili
ad ospitarli), vanno a scuola nel seminario di Pola. Quando, secondo il
volere di Dio, si potrà avere un edificio adatto per loro e il numero
potrà così aumentare, saremo autonomi e con Pola continuerà un rapporto
di fraternità e di collaborazione soprattutto con scambi di professori.
Come valuta
l’istituzione di questo Seminario nel servizio che il Cammino ha dato e
darà alla Chiesa di Trieste?
La presenza di un seminario Diocesano Missionario Internazionale accanto
al seminario Diocesano, è certamente una ricchezza per la nostra Chiesa
locale. La presenza di seminaristi che vengono da diverse parti del
mondo, disposti a vivere e operare dove Dio vuole nella persona del
Vescovo, è e sarà uno stimolo per tutta la Diocesi ad uscire dal proprio
orizzonte, talvolta molto ristretto e provinciale, e cominciare a
pensare in grande e a respirare a pieni polmoni, non più appesantiti dai
piccoli problemi locali che soffocano.
Dall’esperienza che abbiamo, si è notato che, dopo la nascita di un
Seminario Redemptoris Mater, in quella città sono aumentate le vocazioni
non soltanto provenienti dalle Comunità per il Seminario Missionario ma
anche dalle parrocchie per quello Diocesano. Vedere giovani che, pur
nella piena coscienza dei propri limiti, si buttano nel Signore e
rischiano la loro vita amando Dio più del padre, della madre, del
proprio Paese e nazionalità, per diventare nuova creatura in Cristo
facendosi fratelli di ogni uomo, al di là di ogni diversità, e questo
solo per annunciare gratuitamente il Vangelo, è certamente un esempio
che trascina, rincuora e sprona a ritornare a Cristo per fare
altrettanto. |