Missioni |
Sezione curata da Giuseppina Palmese |
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PATRONO DELLE MISSIONI E DELL'ORIENTE A San Francesco Saverio sono bastati dieci anni di lavoro missionario, fatto con intelligenza e assoluta dedizione per il nome di Gesù, per guadagnarsi sul campo i titoli di Patrono dell’Opera di Propagazione della Fede (1904) di Patrono delle Missioni (nel 1927 insieme a Santa Teresa di Gesù Bambino, mai stata in una missione vera e propria). Ma già nel lontano 1748 era stato dichiarato Patrono dell’Oriente. È una delle più grandi figure del 1500 e della storia della Chiesa moderna. Ma chi
era Francesco Saverio? Nel 1530 Francesco diventò “Magister Artium” oggi si direbbe si laureò in Lettere. Cominciò ad insegnare perché gli interessava la carriera accademica. Nel collegio Santa Barbara, dove risiedeva, conobbe Ignazio di Loyola, altro spagnolo in trasferta a Parigi per studi. L’incontro voluto dalla Provvidenza si rivelò decisivo per la sua vita. Egli stesso scriverà in una lettera: “Quale grazia Nostro Signore mi ha fatto nell’aver conosciuto il signor Maestro Ignazio”. Questi aveva 15 anni più di lui, quindi più maturo di anni, più esperto della vita e più avanti nel cammino spirituale: si era già “convertito” a Gesù Cristo. Dopo lunghe conversazioni con Ignazio nel 1533 avvenne la “conversione” definitiva di Francesco a Gesù Cristo. Continuò inoltre a far parte di quel gruppo di “ignazisti” che nel 1534 a Montmartre emisero i voti religiosi: era il primo nucleo della Compagnia di Gesù, chiamati poi Gesuiti. Diventato sacerdote a Venezia nel 1537, e dopo un po’ di apostolato nelle città di Vicenza e di Bologna, fu segretario di Ignazio di Loyola per il biennio ’39-’40. Poi la svolta radicale, che avrebbe segnato per sempre la sua vita. Nel 1540 Francesco accettò con entusiasmo di sostituire un missionario in partenza che si era ammalato. Il papa Paolo III lo nominò nunzio apostolico per le Indie. Missionario tra i pescatori di perle Il 1500 è stato un secolo di grandi navigatori. La scoperta dell’America da parte del genovese Cristoforo Colombo nel 1492 aveva risvegliato l’entusiasmo. Il mare non faceva più paura, non era il nemico dell’uomo di cui bisognava diffidare. Nel mare si tornavano a vedere grandi opportunità: nuove vie di comunicazione, certamente, ma anche di arricchimento veloce (molto spesso a spese degli indigeni) mediante il commercio. Francesco Saverio partecipò di questo spirito di avventura proprio di tanti navigatori del secolo. “Per lui mari e oceani non furono mai barriere d’ignoto e di paura. Erano strade aperte. Vero uomo dell’Evo moderno, non tollerava limiti nell’andare. Ma la sua meta non erano l’oro e l’argento del Nuovo Mondo appena scoperto: affrontava onde e tempeste solo per incontrare altri uomini, ignorando confini e barriere di razza o lingua o cultura. Tutti erano destinatari della notizia cristiana e lui doveva farsene messaggero. Nulla e nessuno era troppo lontano o troppo diverso” (Domenico Agasso). Erano
molti quelli che sfidavano i mari per arricchire se stessi
materialmente. Francesco e tanti altri missionari (prima e dopo di loro)
affrontavano le stesse fatiche e gli stessi rischi per arricchire gli
altri spiritualmente.
Francesco non si è stabilito in modo permanente in nessun luogo di
missione. Un po’ come san Paolo, il suo grande modello, lui doveva
iniziare il lavoro missionario più difficile, seminare i campi di seme
evangelico, altri lo avrebbero coltivato e curato, altri ancora
avrebbero raccolto. Voleva personalmente conoscere tutta l’Asia, per
informare il Papa su questo nuovo mondo.
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“I Giapponesi amano ascoltare le cose di Dio” |
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San Francesco Saverio: missionario catechista San Francesco Saverio fu un grande missionario e un grande catechista. E fu grande missionario perché grande catechista. Questo lo dimostrò nella sua prima missione nell’India meridionale. Nel suo metodo missionario procurò subito di imparare la lingua dei suoi catechizzandi. Ebbe poi una opzione preferenziale per i bambini e i ragazzi. Proprio per essi preparò dei Catechismi. Per gli adulti invece creò un “metodo per pregare” e anche un catechismo adatto a loro. Nel Giappone, cambiando i soggetti da evangelizzare, cambiò metodologia. Ne studiò prima la struttura sociale, quindi cominciò i primi approcci con i signori feudali e con i bonzi, attraverso numerose “discussioni o dialoghi”. San Francesco Saverio dava grande importanza al ministero della Parola, e questa annunciata con stile popolare. Lo considerava come il centro di tutta la evangelizzazione. Lui stesso affermava: “Le vostre prediche saranno frequenti tanto quanto potranno esserlo, poiché questo è un bene universale da cui si ottiene molto frutto, servizio a Dio e vantaggio per le anime
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LA VITA DI S. TERESA DI LISIEUX
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TERESA MARTIN nasce ad Alençon in Francia il 2 gennaio 1873. È battezzata due giorni più tardi nella Chiesa di Notre-Dame, ricevendo i nomi di Maria Francesca Teresa. I suoi genitori sono Louis Martin e Zélie Guérin. Dopo la morte della madre, avvenuta il 28 agosto 1877, Teresa si trasferisce con tutta la famiglia nella città di Lisieux.
Verso la fine del 1879 si accosta per la prima volta al sacramento della penitenza. Nel giorno di Pentecoste del 1883 ha la singolare grazia della guarigione da una grave malattia, per l'intercessione di nostra Signora delle Vittorie. Educata dalle Benedettine di Lisieux, riceve la prima comunione l'8 maggio 1884, dopo una intensa preparazione, coronata da una singolare esperienza della grazia dell'unione intima con Cristo. Poche settimane più tardi, il 14 giugno dello stesso anno, riceve il sacramento della cresima, con viva consapevolezza di ciò che comporta il dono dello Spirito Santo nella personale partecipazione alla grazia della Pentecoste.
Desiderosa di abbracciare la vita contemplativa, come le sue sorelle Paolina e Maria nel Carmelo di Lisieux, ma impedita per la sua giovane età, durante un pellegrinaggio in Italia, dopo aver visitato la Santa Casa di Loreto e i luoghi della Città Eterna, nell'udienza concessa dal Papa ai fedeli della diocesi di Lisieux, il 20 novembre 1887, con filiale audacia chiede a Leone XIII di poter entrare nel Carmelo all'età di 15 anni.
Il 9 aprile del 1888 entra nel Carmelo di Lisieux ove il 10 gennaio dell'anno seguente riceve l'abito dell'Ordine della Vergine ed emette la sua professione religiosa l'8 settembre del 1890, festa della Natività della Vergine Maria.
Intraprende nel Carmelo il cammino della perfezione, tracciato dalla Madre Fondatrice, Teresa di Gesù, con autentico fervore e fedeltà, nell'adempimento dei diversi uffici comunitari a lei affidati. Illuminata dalla Parola di Dio, provata in modo particolare dalla malattia del suo amatissimo padre, Louis Martin, che muore il 29 luglio del 1894, si incammina verso la santità, ispirata dalla lettura del Vangelo, insistendo sulla centralità dell'amore. Teresa ci ha lasciato nei suoi manoscritti autobiografici non solo i ricordi dell'infanzia e dell'adolescenza, ma anche il ritratto della sua anima e le sue esperienze più intime. Scopre e comunica alle novizie affidate alla sue cure la piccola via dell'infanzia spirituale; riceve come dono speciale di accompagnare con il sacrificio e la preghiera due « fratelli missionari». Penetra sempre di più nel mistero della Chiesa e, attirata dall'amore di Cristo, sente crescere in sé la vocazione apostolica e missionaria che la spinge a trascinare tutti con sé, incontro allo Sposo divino.
Il 9 giugno del 1895, nella festa della Santissima Trinità, si offre vittima di olocausto all'Amore misericordioso di Dio. Nel frattempo redige il primo manoscritto autobiografico, che consegna a Madre Agnese di Gesù nella sua festa, il 21 gennaio 1896.
Pochi mesi più tardi, il 3 aprile, durante la notte fra il giovedì ed il venerdì santo, ha una prima manifestazione della malattia che la condurrà alla morte e che Lei accoglie come la misteriosa visita dello Sposo divino. Nello stesso tempo entra nella prova della fede che durerà fino alla sua morte e della quale offrirà una sconvolgente testimonianza nei suoi scritti. Durante il mese di settembre conclude il Manoscritto B, che costituisce una stupenda illustrazione della piena maturità della Santa, specialmente mediante la scoperta della sua vocazione nel cuore della Chiesa.
Mentre peggiora la sua salute e continua il tempo della prova, nel mese di giugno inizia il Manoscritto C, dedicato alla Madre Maria di Gonzaga; nuove grazie la conducono ad una più alta perfezione ed ella scopre nuove luci sull'estensione del suo messaggio nella Chiesa a vantaggio delle anime che seguiranno la sua via. L'8 luglio 1897 viene trasferita in infermeria. Le sue sorelle ed altre religiose raccolgono le sue parole, mentre i dolori e le prove, sopportati con pazienza, si intensificano fino a culminare con la morte, nel pomeriggio del 30 settembre del 1897. «Io non muoio, entro nella vita», aveva scritto al suo fratello spirituale missionario don Bellier. Le sue ultime parole « Dio mio, io ti amo » sono il sigillo della sua esistenza, che all'età di 24 anni si spegne sulla terra per entrare, secondo il suo desiderio, in una nuova fase di presenza apostolica in favore delle anime, nella comunione dei Santi, per spargere una pioggia di rose sul mondo.
Fu canonizzata da Pio XI il 17 maggio 1925 e dallo stesso Papa proclamata Patrona universale delle missioni, insieme a San Francesco Saverio, il 14 dicembre 1927.
La sua dottrina ed il suo esempio di santità sono stati recepiti da ogni ceto di fedeli di questo secolo con un grande entusiasmo, anche fuori della Chiesa cattolica e del cristianesimo.
Molte Conferenze Episcopali in occasione del Centenario della sua morte hanno chiesto al Papa che fosse proclamata Dottore della Chiesa, per la solidità della sua sapienza spirituale, ispirata al Vangelo, per l'originalità delle sue intuizioni teologiche, nelle quali risplende la sua eminente dottrina, per l'universalità della recezione del suo messaggio spirituale accolto in tutto il mondo e diffuso con la traduzione delle sue opere in una cinquantina di lingue diverse.
Accogliendo questi desideri, il Santo Padre Giovanni Paolo II ha voluto che fosse studiata la convenienza di dichiarare Teresa di Lisieux Dottore della Chiesa universale dalla competente Congregazione delle Cause dei Santi, con il voto della Congregazione per la Dottrina della Fede per quanto riguarda la sua eminente dottrina.
Il 24 agosto 1997, al momento della preghiera dell'« Angelus », alla presenza di centinaia di Vescovi e davanti ad una sterminata folla di giovani di tutto l'orbe, radunata a Parigi per la XII Giornata Mondiale della Gioventù, Giovanni Paolo II ha annunziato il suo proposito di proclamare Teresa di Gesù Bambino e del Santo Volto Dottore della Chiesa universale, il 19 ottobre 1997, nella Domenica in cui si celebra la Giornata Mondiale delle Missioni.
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